Rito Laico
Celebrare la vita umana senza religione
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Il funerale di una persona cara costituisce un momento importante nella vita di chi resta. È un atto di amore. Pur trattandosi di un momento che mai forse si vorrebbe vivere, a volte tocca farlo. E tocca farlo al meglio possibile perché è un atto dovuto non solo alla memoria della persona scomparsa ma anche a sé stessi.

Senza un dignitoso funerale per la persona amata, senza questo ultimo, doloroso atto di commiato, l'equilibrio e la serenità di chi resta potrebbero risultare compromessi dalla sensazione di un lavoro non portato a termine: mancherebbe l'inizio di quello che viene chiamato in gergo psicologico, “l'elaborazione del lutto”.

Quando muore qualcuno spesso i familiari avvertono una spinta interiore a “sbrigarsi”, a “fare presto”. In qualche modo e da qualche parte, arriva talvolta l'idea, non bene formulata ma non per questo meno potente, che le esequie dovrebbero tenersi entro il più breve tempo possibile. Muoversi, muoversi, bisogna muoversi; il funerale si deve tenere domani. Perciò devi decidere questo, devi decidere quello e devi decidere ora, subito.

È come se l'indugiare fosse un affronto al morto; come se temessimo, per una nostra colpevole mancanza di tempestività, il rischio per la persona cara di perdere il traghetto per l'aldilà. Ma in realtà non c'è nessun traghetto, non c'è alcun Caronte, non c'è nessuna anima in attesa di essere trasportata altrove.

La fretta inutile non serve a nessuno.

A volte, vi sono anche persone - ben intenzionate, per carità - che insistono sulla necessità di celebrare i funerali rapidamente, subito dopo la morte. In questo modo, sostengono costoro, chi resta supererà più velocemente l'evento luttuoso e la vita potrà rientrare più presto nella sua normalità. Questa interpretazione del lutto è insieme semplicistica e insoddisfacente. La fretta non è certamente di aiuto al dolore dei familiari, né tanto meno aiuterà a fugare il senso di lutto che resterà dopo la celebrazione dei funerali.

Anzi peggio! Dopo la perdita di una persona cara, l'inevitabile senso d'impotenza di fronte alla morte potrebbe rinforzarsi quando viene negato anche il poco fattibile. Non è vero infatti che quando qualcuno muore, non vi è più nulla da fare per lui. Vi è ancora, come abbiamo detto, un ultimo compito da portare a termine: celebrare il suo funerale.

Ma se le esequie dovranno avere luogo l'indomani della morte, con ogni probabilità risulteranno un rituale standard, da messale; sono con buona probabilità destinate a divenire un anonimo e freddo prodotto da catena di montaggio. Poco utile quindi per ricordare e celebrare la vita del dipartito. In questo caso, difficilmente potrà dirsi che il rito funebre ha toccato i sentimenti di quanti vi hanno partecipato.

Se si vuole che una cerimonia funebre sia coerente con la vita della persona, nonché col suo credo, ovvero “personalizzata”, ci vuole del tempo per prepararla. Ciò ha anche dei risvolti pratici e psicologici non indifferenti: dedicare tempo e pensieri alla preparazione di una cerimonia adeguata può infatti risultare di grande aiuto nelle fasi iniziali dell'elaborazione del lutto. Non vi è dunque motivo di essere frettolosi. Il farlo potrebbe comportare l'impoverimento della cerimonia, che non risulterà conforme a quanto si desiderava. Si perderà così per sempre l'occasione di fare un'ultima, significativa cosa per la persona cara.

Per chi sta leggendo questo perché deve organizzare il funerale di una persona cara nell'immediato: se se la sente, deve fare un passo indietro senza perdere la calma e darsi il tempo necessario per potere organizzare la cerimonia che desidera per la persona amata. Fare così non è un oltraggio; a niente ed a nessuno. Al contrario. Avrà quindi bisogno di aiuto e di sostegno. Lo chieda perché non può e non deve fare tutto da solo. Anche in questo caso, chiedere aiuto non è un oltraggio o una mancanza di rispetto per chi se ne è andato. Al contrario.

Chi ha deciso di seguire questa strada, dovrà però realisticamente capire che il tempo necessario per percorrerla sarà, forse, di una settimana.